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Iconografia carontidea

Il fatto che, in un’epoca sommamente incline all’immagine quale la nostra, non esistano raffigurazioni iconografiche ufficialmente attestate dell’enigmatica ma bastantemente comune figura del Carontide (neppure, si badi, nell’ambito della rete informatica, eterodossa e fagocitante matrice di grafiche subliminali) induce più di un dubbio a riguardo di parecchie questioni. Del Carontide, ricorderà il lettore, ho già voluto fornire una puntuale definizione tratta dal monumentale Lexicon Latitudinarium, la fonte etimologica più autorevole in materia attinente alla sconcertante latitudo morale dei nostri tempi.

Quale potrebbe essere, diviene legittimo chiedersi, il motivo di tanta riservatezza laddove di Carontidi si tratti? Perché una tale forma, mi si permetta l’espressione, di integralismo iconografico a loro riguardo? Che vi sia qualche misteriosa congiura di grafica omertà? Che si apparecchi qualche macchinazione o alto intrigo d’Olimpico corridoio? Che esistano strategie di salvaguardia commerciale che impediscano la pubblicizzazione del nome del ruolo e della figura carontidei? Tutto è possibile. Sta di fatto che il Carontide appare oggi aureolato di un consenso sociale inaudito fino a tempi assai recenti. Che sia addirittura, fa capolino il sospetto, non più di tolleranza ma di vera e propria complicità che sia lecito parlare? O forse qualcosa dopo tutto mi sfugge? Un qualche sofisma logico di quelli consueti, che recano in sé la giustificazione della catastrofe di una cultura intera?