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Lexicon latitudinarium, I

Il Lexicon Latitudinarium è ormai giunto, per venerando e storico tragitto, al trentaseiesimo volume, e alla stesura delle definizioni di alcuni lemmi minori mi pregio di avere in minimissima parte collaborato. Né al lessicografo né al lettore accorto che abbia qualche volta inteso giovarsi dell’ausilio etimologico di tale illustre strumento e mettere mano ai suoi monumentali regesti sarà sfuggita di certo una voce dal carattere indubbiamente dotto e dalla pertinenza più che mai attuale, che qui voglio riproporre per il beneficio dei miei lettori:

Carontide = sostantivo e, in rari casi, aggettivo (Carontideo risultando più comune nell’uso aggettivale). Tardo postmoderno; voce dotta attestata in tempi relativamente recenti, dal dantesco Caronte (nocchiero infernale, Inferno, Canto III). Altri (A. T. de Bosci) pensa che riproduca una voce assira, forse di derivazione chtuliana, col senso di mago, siccome divinatore d’oracoli, e accosta a charontidan, immagare, ma probabilmente trattasi di voce con doppio significato, come farebbe crederlo il sscr. Khar-in, che propriamente vale purificare e fig. festeggiare, onorare e poi sacrificare (onde Karhia, grande sacrificio, oblazione).
Termine di sfumato dileggio e palpabilmente intriso di ironia sottile.

Pallido nocchiero informaticus; homunculus ludiferus cinico e rettorico; esangue (e "bianco d’antico pelo") adoratore del dio Modem; individuo volgarmente dedito allo spaccio di ludi virtuali et alia intesi al traviamento dei giovani intelletti. Psicopompo cibernetico e traghettatore transacherontico d’anime prave e afflitte da incontinenza virtuale. Microsofticus o Linusianus che egli sia, il Carontide procura di traghettare gli ingenui Adediretti all’altra riva, id est alla dannazione finale del gioco, nella tenebrosa palude profonda e perduta di Luduslandia. Seguace del subdolo dèmone Ludifernus (o Lussiferus), ipostasi serpentiforme di Caim, il grande sofista, egli professa fede assoluta nel Vuoto Pixelliano, pratica sacrifici talora cruenti e si prostra servilmente dinnanzi ai piatti schermi informatici, dispensatori di perdizione. In nomine formattationis, il Carontide, vettore addivinato di inevitabile espiazione, non esita a rimasterizzare i cerebri inermi dei suoi accoliti fino ad alchemizzarli in tenebrose voragini floppizzate e vacue. Non esistono, che se ne abbia notizia al momento attuale, raffigurazioni iconografiche che ne illustrino la tipologia emblematica, a meno che non si desideri ricorrere a icone di carattere peraltro riconoscibilmente spurio.
Deriv. Carontideo; Carontizzare; (In)carontizzato (?)