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Pegaso e gli acchiappagonzi

Acchiappagonzi bàlzano repentini sulla groppa di Pegaso e dan scompostamente di sperone ai reni. Si autonominano poeti, smaniano invano e propugnano estetiche rivoluzionariamente nuove. Strepitano come femminucole bisbetiche e scagliano anatemi. Percuotono pelli di tamburo all’angolo del quartiere e recitano auto da fé impossibili. Ma poi, basta che il mitico destriero dalla criniera burrascosa s’impenni lesto in verticale ascesa e si ritrovan come se nulla fosse disarcionati nella fanghiglia. Vi sguazzano dentro a quattro zampe allegre, come cianciabarucchi molesti e dissennati che il fato abbia sdegnato di assecondare. Le Muse sorridono: a che vale meritarne lo scherno così, mi chiedo sgomento?