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Esule a Parigi

Barsabucco vende i biglietti a prezzo scontato al piccolo Ridotto. Vibrano i tamburi nell’anticamera della notte. Gli dèi si spiano, vicendevolmente gelosi delle proprie impulsive e fosche voluttà. Incombe l’Africa come una tenebra incontesa: che sia soltanto un sipario da tragicommedia giacomiana codesto che mi si para innanzi? Maculato di pece scarlatta e nei panneggi lacero, esso pare che stenti in qualche modo a levarsi, a rivelar la scena. Forse la scena non c’è, soltanto gli àssiti corrosi. Qualcosa si vede però: è forse Tito Andronico o è Aronne colui che incede laggiù, assetato di nuove tracotanze? E se fosse soltanto un’ombra? A ben considerare, penso proprio che questa sera me ne andrò cheto a bazzicare altrove. Cercherò liti migliori in cui affogar gli affanni. Forse al Poeta troverò di che cenare all’italiana. In fondo mi basterebbe finir la giornata così, con un piatto caldo e le vocali appropriate, che anch’esse in questa sera d’autunno stentano a venire.